Il sito di Confindustria Basilicata

Di seguito l’intervista del quotidiano La Nuova del Sud di oggi, 4 agosto, al presidente Francesco Somma:

Intervista 4 agosto

Presidente, la consueta pausa estiva è anche un’occasione di bilancio su questa prima parte dell’anno. Partendo dall’ultima novità in ordine temporale, la scorsa settimana il Governo ha presentato il Piano Strategico per la ZES Unica. Ritiene che sia solo l’ennesima retorica sul Sud o un Piano destinato a incidere realmente?

La visione che il Governo, fin dal suo insediamento, sembra avere del Mezzogiorno attraverso il suo rilancio industriale, nell’ottica che gli assegna un ruolo strategico nel Mediterraneo alla luce dei nuovi scenari geopolitici, ci piace e ci convince. Del resto, il Piano strategico per la Zes Unica raccoglie molte delle indicazioni che sono arrivate da Confindustria e che anche la Basilicata ha contribuito a individuare: le otto filiere strategiche su cui dovranno orientarsi gli investimenti nelle Zes equivalgono alle specializzazioni produttive presenti nella nostra regione e a maggior potenziale di crescita. È evidente, però, che è nel passaggio dalle intenzioni ai fatti concreti che si misureranno i risultati reali. A cominciare dalle risorse realmente disponibili che, come sa, sono sempre un tasto dolente.

E tal proposito a proposito, langue il piatto del credito di imposta Zes rispetto alla domanda richieste. Ne siete delusi?

Dopo tanta attesa e considerevole interesse, dimostrato nei fatti dal numero di imprese che ne hanno fatto richiesta, la percentuale di aliquota effettiva individuata dall’Agenzia delle Entrate, ben lontana da quella inizialmente indicata, ci ha francamente spiazzati. Ci siamo subito attivati nei confronti del Governo con due richieste: risorse aggiuntive adeguate alla forte domanda e orizzonte temporale dell’agevolazione fiscale almeno triennale. Sono due passaggi fondamentali. Imprese e investitori hanno bisogno di maggiori certezze per programmare nuovi investimenti. Siamo fiduciosi e monitoriamo.

L’elevato numero di richieste dell’agevolazione Zes fa il paio con il recente rilevamento Istat che fotografa un Sud che cresce più del resto d’Italia. Crede che si tratti di una reale fase di rilancio?

Il 2026 è dietro l’angolo e credo che le performance positive – trainate soprattutto da edilizia e terziario – siano legate soprattutto alle ricadute del PNRR che finalmente iniziano a intravedersi. L’industria, invece, continua a viaggiare a ritmi più lenti. E questo è un problema. Solo in presenza di una fase di industrializzazione sostenibile (non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economica e sociale) sarà possibile imboccare un percorso di crescita stabile e duratura. Ecco perché c’è fame di politiche industriali che sostengano la crescita delle imprese, le accompagnino nei percorsi di innovazione e internazionalizzazione e ne favoriscano la riconversione. Purtroppo, siamo ancora in attesa dei decreti attuativi di Industria 5.0. È stato raggiunto l’importante risultato della proroga di “Decontribuzione Sud” che sta incidendo molto positivamente sui dati occupazionali. Ma è necessaria l’introduzione di misure strutturali e a lunga gittata temporale. La forte propensione agli investimenti emersa anche dall’ultima vicenda Zes, ci dice che bisogna scommettere con più coraggio sul potenziale che il Sud, se messo nelle giuste condizioni di contesto, può esprimere in termini di sviluppo industriale a vantaggio di tutto il Paese.

 

 

E in Basilicata?

La situazione ci sembra ancora più delicata dal momento che i principali indicatori fotografano dinamiche di crescita meno interessanti rispetto al resto del Mezzogiorno. A questo si aggiungono due questioni cruciali: i ritardi che si riscontrano sulla nuova programmazione europea, in vero comuni a molte regioni del Sud, e la minore intensità di aiuto di cui possono godere le imprese in Basilicata, rispetto alle altre regioni contermini.

Non possiamo correre il rischio di rimanere alla periferia delle traiettorie di crescita. Dalla fase difensiva bisogna passare all’attacco. Ci troviamo in una fase cruciale per il futuro delle politiche di sviluppo del Mezzogiorno e della Basilicata.  Abbiamo una straordinaria dotazione di risorse – PNRR, Programma Regionale Basilicata FESR FSE +2021-2027, Accordo per lo Sviluppo e la Coesione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Basilicata e, in aggiunta, i proventi delle attività estrattive – che vanno investite tutte sulla competitività. Ma bisogna fare in fretta.

Ritiene che la nuova Giunta regionale non sia ancora entrata nel vivo delle questioni?

Intendo dire che è il momento di agguantare la sfida. Occorre una strategia di attacco per un vero e proprio rinascimento economico e sociale lucano. E per farlo è necessario investire tutto sulla attrattività del territorio e sul suo sistema produttivo. Ma prima ancora vanno risolte le contraddizioni di questa regione che non possono essere più tollerate. Penso, da ultimo, alla grave emergenza idrica che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura ma sta provocando danni ingenti anche all’industria. È lo stesso problema che si ripropone ormai da anni e per il quale esistono soluzioni tecniche che però necessitano di impegni immediati. Se a questo aggiungiamo l’inadeguatezza di infrastrutture di trasporto – che, in questi anni, sembra essersi ulteriormente aggravata a causa di tempi pachidermici per gli interventi programmati, sia di manutenzione che di nuova realizzazione – e una gestione delle aree industriali ancora non pienamente soddisfacente, il risultato è scontato. A queste condizioni non possiamo essere credibili agli occhi di chi si interroga su dove allocare importanti investimenti industriali e continuiamo a penalizzare quegli imprenditori che da molti anni combattono contro le tante diseconomie esterne.

Nel merito, quali sono le vostre proposte?

Una su tutte: mettere l’industria al centro. Programmare per le imprese e con le imprese. Insieme al partenariato economico e sociale va individuato un elenco di interventi prioritari. Dobbiamo subito accelerare sulla pubblicazione degli Avvisi Pubblici a valere sulla nuova programmazione comunitaria. La spinta agli investimenti va sostenuta lungo le principali traiettorie di crescita e cioè transizione ecologia e digitale. In questi anni le buone misure non sono mancate. Penso, a esempio, all’Avviso Pubblico MINIPIA, ai Contratti di Sviluppo a Valenza Regionale, il bando per l’efficientamento energetico e il bando Automotive. Strumenti che, tra l’altro, hanno fatto emergere una forte propensione agli investimenti. In presenza di leve adeguate, le nostre imprese sono pronte a investire su innovazione e sostenibilità. Ora vanno messe a terra altre misure e appostate cospicue risorse sui Contratti di Sviluppo a valenza Regionale”, e avviate con celerità misure già annunciate, quali “Resto in Basilicata” e il nuovo avviso pubblico “Avviso Pubblico Interventi per il risparmio energetico delle Imprese”. Anche all’interno del perimetro della Zes unica, la Basilicata si presentata con un oggettivo deficit competitivo che ci impone di fare di più e meglio rispetto alle altre regioni contermini. Ecco perché va valorizzata la leva potenzialmente strategica che la Basilicata potrebbe attivare per attrarre investimenti, prevedendo misure in campo energetico anche a favore delle imprese. Contemporaneamente, è necessario adeguare la Pubblica Amministrazione a standard qualitativi e quantitativi che consentano di recuperare rapidità, efficienza e semplificazione delle procedure.

La necessità di innovare pone anche il tema di una domanda di nuove competenze da soddisfare. Da qualche giorno la riforma Valditara è legge. Crede che avrà ricadute anche in Basilicata?

Lo vogliamo ben sperare. È la “rivoluzione” in ambito formativo che stavamo aspettando. Abbiamo perso troppo tempo rispetto all’esigenza che segnaliamo da tempo di rafforzare l’offerta formativa ITS che al momento contempla solo il corso “Efficienza Energetica”. Aspettiamo ancora l’assegnazione delle risorse per l’avvio del corso “Meccatronica” ma bisogna accelerare anche su Turismo, Edilizia e Agroindustria. L’SOS delle imprese fino a ora non è stato preso adeguatamente in considerazione. Continuiamo a formare giovani donne e giovani uomini in settori che non offrono occupazione, alimentando le dinamiche di spopolamento. La riforma, con la sperimentazione 4+2, riconosce finalmente il ruolo educativo delle imprese e ne rafforza la collaborazione con la scuola.  Ma al di là delle nuove previsioni di legge, la Basilicata ha necessità di affrontare la programmazione formativa in maniera più complessiva e organica, ripensando anche il rapporto con l’Università degli Studi di Basilicata: va bene il finanziamento annuale, ma va ancorato a obiettivi specifici definiti di concerto anche con il settore industriale. Ci convince anche l’ipotesi di finanziare, con risorse pubbliche e private progetti formativi da realizzare nei Paesi di origine, e rivolti ai migranti da integrare successivamente nei nostri comuni, per un’efficace azione di contrasto alla carenza di manodopera e, contemporaneamente, al declino demografico.

Parlava di efficienza della Pubblica Amministrazione. Avete proposte in tal senso?

La sottodotazione di organici e competenze delle strutture delle Pubbliche Amministrazioni della Basilicata ha un costo ormai insostenibile. È inaccettabile che soggetti potenzialmente beneficiari di agevolazioni attendano per anni gli esiti delle procedure e che importanti investimenti siano bloccati per lunghissimo tempo in attesa di autorizzazione. Andrebbe vagliata l’ipotesi di attivare, come estrema ratio, specifiche convenzioni con soggetti esterni, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili. Proponiamo, poi, di istituire un’apposita task force con piani di smaltimento del pregresso per le istruttorie degli Avvisi Pubblici ancora in pending e sulle istanze volte a ottenere titoli autorizzatori in ambito energetico, in particolare da fonti rinnovabili, e ambientale.

Come si concilia lo sviluppo industriale auspicato con le potenzialità della Basilicata in ambito turistico, culturale e paesaggistico?

L’industria è il motore dello sviluppo poiché ne assembla tutti i fattori mobilitati e cioè il lavoro, l’energia, la ricerca e l’innovazione. L’intera elaborazione del meridionalismo italiano grazie a Pasquale Saraceno ha ruotato intorno alla centralità dell’industria come moltiplicatore dello sviluppo. A nostro parere in Basilicata una nuova politica industriale potrebbe massimizzare i suoi effetti se accompagnata ovviamente da politiche ambientali mirate alla sicurezza e alla  prevenzione – come quelle che si sono già messe in campo da anni – ma anche da  offerte e  politiche turistiche e culturali  di qualità nel contesto di una ZES cultura dentro cui  la leva fiscale può operare ai fini della piena integrazione di tutti i fattori produttivi.  Diviene sempre più necessario risalire dalle politiche di settore ai progetti integrati, capaci di declinare tutti i fattori che concorrono allo sviluppo delle comunità.  Industria, turismo e cultura sono sempre più destinati ad una cooperazione attiva che concorra a presentare al mondo una Basilicata attrattiva, in cui la storia vinca sulla geografia come è avvenuto mirabilmente per Matera.