Somma: “Riforme ammortizzatori e politiche attive vanno finalizzate a formazione e rioccupabilità”
“E’ arrivato il momento di concentrarci finalmente sui temi che possano rendere più efficace la ripartenza del Paese, e tra questi c’è sicuramente un diverso approccio alla questione cruciale del lavoro, a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali che è in discussione proprio in queste ore e che è attesa per fine luglio. Confindustria, già un anno fa, ha presentato una propria idea di riforma organica. Attendiamo di comprendere ora quanta parte delle nostre indicazioni saranno recepite. Un presupposto ci sembra cruciale: le riforme degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro vanno fatte insieme e devono avere la stessa finalità, quella della formazione e della rioccupabilità delle persone“.
E’ quanto ha detto il presidente Francesco Somma che questa mattina è intervenuto nel corso della presentazione del Rendiconto delle attività dell‘Inps di Basilicata, relativa agli anni 2019 e 2020, presentato dal presidente del Comitato regionale Inps di Basilicata, Giuseppe Camardo, e dal direttore regionale Roberto Bafundi che si è tenuta presso lo stabilimento dell’azienda associata Spix, nella zona industriale di Sant’Angelo Le Fratte.
Per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti, “mi sembra sia prevalso un atteggiamento di forte responsabilità delle parti che hanno trovato convergenza nell‘Avviso comune che impegna le aziende a esaurire tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione prima di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Un accordo che ritengo possa rappresentare un punto di partenza per l’intesa su una riforma complessiva”.
“Siamo d’accordo – ha proseguito Somma – sul nuovo sistema di tutela “universale” a tutti i lavoratori, in ogni settore e a prescindere dalle dimensioni dell’impresa, ma crediamo che sia giusto che tutti contribuiscano alla costruzione dei nuovi strumenti, e non solo l’industria manifatturiera, attraverso un sistema di contribuzione equo che coinvolga proporzionalmente tutte le imprese.
Ma soprattutto è necessario che ciò non avvenga a discapito del necessario riequilibrio della spesa per le politiche del lavoro. Attualmente la larga maggioranza delle risorse è dedicata alle politiche passive”.
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, “nessuno ne mette in discussione la validità in termini di strumento di sostegno, rivelatosi molto importante nella fase della pandemia. Dobbiamo però ammettere con altrettanta franchezza che non ha prodotto alcun impatto in termini di politiche attive per il lavoro lavoro.
Per tornare al nostro contributo di proposte per la riforma, “riteniamo che andrebbero create diverse tipologie di ammortizzatori sociali, in funzione della diversa natura della crisi che preveda dunque differenti possibilità che si tratti, a esempio, di crisi industriale o di crisi occupazionale”.
La Naspi va rivista e corretta per consentire una parallela ed efficace ricerca di una nuova collocazione. Gli uffici di collocamento non funzionano e comunque non c’è nessun vincolo per il lavoratore che percepisce la Naspi di formarsi per riuscire a trovare un nuovo impiego. La riforma invece dovrebbe prevederlo. Aprire alla collaborazione con le agenzie private per il lavoro, con accordi sul territorio potrebbe agevolare l’uscita dall’approccio della mera erogazione di denaro per entrare nella logica del servizio alla persona, puntando al reinserimento.
Ma soprattutto è necessario rendere contemporaneamente efficienti le politiche attive.
“Seppure i temi siano particolarmente delicati e siano oggetto di sensibilità particolarmente elevate – ha concluso il presidente Somma – ritengo che sia veramente necessario trovare la chiave giusta per venirci reciprocamente incontro, individuando gli strumenti più idonei a costruire l’impalcatura più adatta a sostenere la crescita del Paese. Perché peggio della crisi potrebbe esserci solo il dramma di sprecarla”.