Energia, rinnovabili e Basilicata, Margherita: capitalizzare il grande patrimonio di partenza
La nostra storia industriale, le notevoli risorse di cui il territorio è naturalmente dotato, le sue caratteristiche morfologiche e l’incidenza del settore energetico sul Pil lucano pari al 12 per cento, fanno della Basilicata e delle sue imprese autorevoli protagonisti della transizione ecologica.
E’ questo l’incipit dell’intervento a firma del Presidente della sezione Energia, Ambiente e Utilities, Michele Margherita nello speciale de La Nuova del Sud dedicato al tema della Transizione energetica, riportato integralmente di seguito:
Una vocazione che se coltivata con la giusta ambizione potrà incrociare le opportunità della storia: il Piano nazionale di ripresa e resilienza che mette a disposizione ben 60 miliardi al capitolo della transizione ecologica. Oltre alla corposa dotazione prevista dalla nuova programmazione europea. Entrambi rappresentano le cornici entro le quali la Basilicata del 2030 dovrà prendere forma.
Il nuovo modello di sviluppo da perseguire non può che partire da qui: dalla massima valorizzazione di tutte le specializzazioni produttive – non solo l’industria estrattiva, ma anche le fonti rinnovabili che ci vedono tra le prime regioni d’Italia per raggiungimento dei target – che già oggi rappresentano un grande patrimonio per la nostra regione ed elementi fortemente differenzianti del tessuto economico regionale rispetto al resto del Sud. Anche grazie alla presenza dei principali big players del settore sul territorio, oggi vantiamo un tessuto produttivo altamente specializzato che ha saputo conquistare elevati livelli qualitativi che ci consentono di competere sui mercati internazionali.
E’ il momento di capitalizzare questo grande patrimonio di partenza, indirizzando le notevoli risorse verso gli obiettivi più sfidanti, in particolare quello dell’idrogeno considerato a tutti gli effetti il nuovo petrolio.
Confindustria Basilicata è stata tra i primi a chiedere una strategia regionale per l’idrogeno concretizzatasi nella proposta di candidatura a ospitare in regione uno dei nove Centri Nazionali di sperimentazione per l’energia e l’ambiente.
Un percorso da costruire attraverso una vera e propria partnership tra istituzioni, imprese, ricerca e formazione e che secondo Confindustria Basilicata potrebbe essere valorizzata anche attraverso una collaborazione con la Regione Puglia.
Non c’è territorio più adatto della Basilicata e in particolare la Valbasento, dotata com’è di cavità naturali e pozzi esausti, a vincere questa sfida, che – proprio come ha recentemente proposto il nostro presidente Somma in un’iniziativa congiunta con il presidente di Confindustria Puglia, Fontana – può vedere un naturale collegamento con il distretto industriale di Brindisi e di Taranto, creando una filiera dell’idrogeno che utilizzi anche le potenzialità delle fonti rinnovabili installate e da installare sull’intera area vasta, sino al Vulture Melfese e alla Daunia, per l’idrogeno verde. Abbiamo tutte le condizioni per realizzare l’hydrogen valley appulo-lucana.
Da parte nostra, abbiamo assicurato pieno sostegno per portare a naturale completamento un percorso iniziato 30 anni fa nel settore estrattivo, che ci vedrà ancora impegnati nei prossimi anni per la massimizzazione delle ricadute sul territorio e che dovrà traghettarci verso gli obiettivi della decarbonizzazione.
Una transizione né breve né a costo zero, che va accompagnata anche con regole chiare, semplificazione burocratica e investimenti in infrastrutture e digitale.
Per questo è fondamentale che la Basilicata adegui la propria iniziativa legislativa e orienti la propria azione a quanto emerge chiaramente dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
In particolare, la Missione 2 del PNRR prevede l’incremento della quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile e il potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete per accogliere l’aumento di produzione da FER.
Del resto, è stato lo stesso ministro alla Transizione energetica, Cingolani, a ricordare che per soddisfare l’obiettivo europeo di ridurre del 55 per cento le emissioni di CO2 entro il 2030, per quell’anno il 70-72 per cento dell’elettricità dovrà essere prodotta prevalentemente da centrali eoliche o fotovoltaiche.
Il PNRR assume anche la necessità di una necessaria riforma per la semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili onshore e offshore, con un nuovo quadro giuridico per sostenere la produzione da FER e proroga dei tempi e dell’ammissibilità degli attuali regimi di sostegno.
Un orientamento che anche sul territorio regionale va perseguito con coerenza rispetto agli obiettivi fissati di decarbonizzazione. Ci siamo trovati, quindi, a dover segnalare, con riferimento al recente provvedimento normativo in materia di produzione energetica da rinnovabili, un indirizzo che sembrava andare nella direzione opposta. A nostro avviso l’attuale formulazione del testo unificato rischierebbe di introdurre limitazioni allo sviluppo delle rinnovabili, che finirebbero per compromettere numerosi investimenti in corso nella regione, producendo rilevanti effetti sociali ed economici. Non possiamo che coltivare il forte auspicio che il confronto serrato e aperto ai differenti punti di vista avviato con la Regione migliori il testo in vista della sua definitiva approvazione.
Così come abbiamo espresso alcune perplessità in merito a parti del disegno di legge sulle emissioni odorigene, lì dove si creano ostacoli e oneri a carico delle imprese già pienamente rispettose delle leggi e che verrebbero oberate di ulteriori obblighi che non dovrebbero riguardarle.
Confidiamo nella volontà comune di addivenire a una formulazione più lineare rispetto agli obiettivi fissati dal PNRR e al nuovo modello di sviluppo da perseguire per il futuro della Basilicata.