“Sul cuneo fiscale serve una misura shock. E il bonus gas deve essere riconosciuto anche alle imprese”

La crisi economica ed energetica che impatta sulle imprese, l’inflazione che mangia il potere di acquisto dei lavoratori e una riforma fiscale a cui si guarda con “moderato ottimismo” consapevoli, però, che “non esistono pasti gratis”. Il vice presidente Francesco D’Alema ritiene non più rinviabile una revisione del sistema di tassazione in Italia e un’intervista esclusiva a La Nuova del Sud spiega:

Vicepresidente, nel corso della vostra assemblea pubblica di Matera, il presidente Bonomi è tornato a evidenziare quanto le riforme siano cruciali per la crescita del Paese. Il Consiglio dei Ministri ha di recente approvato la legge delega che ora inizierà il lungo iter di discussione per approdare all’approvazione finale. Ne siete soddisfatti?

Mi permetta di rilanciare una provocazione. Lo abbiamo sempre detto: prima delle risorse è necessario cambiare il funzionamento degli ingranaggi che regolano il Paese. I soldi finiscono, le riforme restano. Con Confindustria sosteniamo da tempo la necessità di rivedere il meccanismo di tassazione che incide in maniera rilevante sul sistema economico, sulle scelte di investimento e di allocazione delle attività̀ produttive. Gli stravolgimenti degli ultimi anni hanno reso ancora più urgente questa revisione. Confindustria aveva individuato quattro macro obiettivi: aumento dell’efficienza della struttura  e riduzione del carico fiscale sui redditi derivanti dall’impiego dei fattori di produzione; razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario; mantenimento della progressività del sistema; riduzione dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale.

E il testo licenziato in CdM raccoglie queste indicazioni?

Siamo parzialmente soddisfatti per alcuni elementi della legge delega anche se sarà comunque necessario, dopo l’approvazione in Parlamento, attendere i decreti attuativi. Quello che si può certamente dire al momento è che valutiamo positivamente la revisione dei regimi di interessi passivi e la detassazione del reddito d’impresa rispetto agli investimenti con la previsione di un’Ires più bassa per i redditi destinati a creare occupazione e investimenti (secondo un criterio a due livelli: aliquota ordinaria al 24% e tassazione agevolata per la quota di reddito destinata nel biennio successivo ad assunzioni o investimenti in beni strumentali). Sarà importante comprendere quale sarà il nuovo meccanismo di tassazione societaria che valorizzi la capitalizzazione delle imprese e gli investimenti. L’eliminazione dell’imposta regionale Irap (per autonomi e ditte individuali) è positiva, a patto che non si traduca in una sovraimposta Ires. Siamo d’accordo anche sulla prospettiva di procedere a una revisione e graduale riduzione dell’Irpef per arrivare nell’arco della legislatura a una aliquota impositiva unica con il sapiente utilizzo delle detrazioni per chi ne ha realmente più bisogno. Ma sia ben chiaro: questo dovrà avvenire a condizione che non si apra un nuovo e corposo capitolo di debito pubblico a scapito delle prossime generazioni!

La riforma dovrebbe mirare a incentivare chi più assume. Siete d’accordo? In recenti dichiarazioni, il presidente Bonomi è sembrato scettico.

Io credo che Bonomi abbia voluto semplicemente evidenziare l’assoluta necessità di procedere al taglio del costo del lavoro che in Italia è ancora troppo alto a svantaggio della competitività del Paese. Lo diciamo da moltissimo tempo: servirebbe una misura shock. E la riduzione del cuneo fiscale è la misura più efficace per liberare risorse da lasciare nelle buste paga dei lavoratori e far fronte, così, all’aumento dell’inflazione, e, contemporaneamente, sostenere le imprese. Non possiamo però certamente disconoscere l’importanza degli strumenti che prevedono vantaggi per chi decide di assumere. Ed è per questo che anche in occasione della nostra assemblea pubblica di Matera abbiamo chiesto al Ministro Fitto un impegno in Europa per rendere strutturale la misura “Decontribuzione Sud”, particolarmente utile per le imprese del Mezzogiorno.

Sono giorni complicati per il mondo della finanza. Crede ci sia il rischio di una nuova crisi?

E’ innegabile che si tratti di un momento complesso: da un lato le politiche monetarie restrittive utilizzate per fronteggiare la violenta impennata dell’inflazione sui mercati europeo e statunitense, e, dall’altro, lo scossone dovuto al fallimento di due banche americane e di una istituto europeo come Credit Suisse. Accadimenti con ripercussioni concrete sull’economia reale e sul funzionamento delle nostre aziende.

 Cosa dobbiamo attenderci?

Il 2023 sarà l’anno dei tassi d’interesse record, frutto di un innalzamento dei tassi di riferimento BCE a doppia cifra con un impatto devastante sui bilanci di quelle imprese che, soprattutto per fronteggiare il periodo di crisi pandemica, hanno aumentato la propria leva finanziaria a debito. L’equazione inflazione-tassi d’interesse-recessione sarà il nuovo paradigma da affrontare per quest’anno da cui nessuno sarà escluso.

Come si sta muovendo Confindustria su questo fronte caldo?

Come Comitato nazionale Finanza e Credito abbiamo chiesto al sistema bancario, per il tramite dell’ABI, di calmierare il più possibile l’impennata dei tassi d’interesse, almeno per quanto riguarda gli spread applicati, e sostenere il sistema di imprese e famiglie per evitare default. Abbiamo sollecitato la commissione europea ad una revisione dei periodi di preammortamento per i finanziamenti assistiti da garanzia “Covid”, molti dei quali già in ammortamento, chiedendo un allungamento del periodo di preammortamento. Al contempo, abbiamo richiesto un intervento sul rinnovo delle moratorie dei mutui in essere.

E per le imprese lucane cosa si può fare in più?

Riteniamo che le nostre imprese vadano sostenute nella crescita dimensionale e nella carenza di liquidità attraverso strumenti di ingegneria finanziaria quali forme di venture capital, emissione di minibond aziendali, nuovi strumenti agevolativi finanziari. Ma è soprattutto necessario procedere con la riduzione della bolletta energetica. Le imprese sono il principale motore di crescita economica e sociale e devono beneficiare, pertanto, del vantaggio che deriva alla Basilicata in virtù della ricchezza del suo sottosuolo. Non possiamo perdere questa opportunità: dopo le famiglie, il bonus gas deve essere riconosciuto anche al mondo produttivo. A Matera, il presidente Somma ha chiesto al Presidente Bardi di attivare ogni canale per superare i limiti della normativa sugli Aiuti di Stato. Se questa sia la via da seguire o quella indicata dal Presidente Bardi attraverso il finanziamento di un fondo di rotazione, poco importa. L’unica cosa che conta è dare seguito all’impegno assunto e alleggerire la bolletta energetica delle imprese. Non c’è altro tempo da perdere.

 

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